29 Agosto 2024

Tempo di lettura: 7min

Valentina Petrillo, gli errori della polemica spagnola

Rosario Coco

con la collaborazione di Andrea Giuliano

Valentina Petrillo, prima donna trans alle Paralimpiadi

L’Italia porta la prima donna trans a gareggiare alle Paralimpiadi: Invece di celebrare questo risultato di inclusione, c’è chi dice che la nostra Valentina Petrillo è lì per sbaglio o che ha levato il posto a qualcun’altra, come l’avvocata spagnola Irene Aguiar. 

Ma chi è Valentina Petrillo? È una donna trans ed è un’atleta paralimpica ipovedente. Nel 2018 ha iniziato il suo percorso di affermazione di genere e ha interrotto la sua promettente carriera nelle competizioni maschili. Dopo un lungo percorso ha centrato l’obiettivo per Parigi 2024. Al suo attivo ha 2 bronzi nei mondiali paralimpici del 2023. Dal 2 settembre la vedremo in pista, nei 200 e nei 400 metri. 

L’accusa dall’avvocata Irene Aguiar contro Valentina Petrillo

Sarebbe bello parlare solo di sport e di quanto la partecipazione di Petrillo sia importante per dare speranza a tutte le persone trans e disabili escluse dall’attività fisica. Tuttavia una risposta la dobbiamo all’avvocata Irene Aguiar che difende l’atleta spagnola Melani Berges. 

Secondo Aguiar, Melani Berges sarebbe stata esclusa dalle paralimpiadi per colpa di Petrillo. Ora, Petrillo è semplicemente arrivata prima di lei di 8 centesimi di secondo nella gara utile per le qualificazioni a Parigi 2024. Questa è l’unica sua “colpa”. Ma Aguiar non ci sta e apre il caso sulla partecipazione delle atlete trans nelle competizione paralimpiche femminili. Per 8 centesimi di secondo.

Risultati dei Mondiali Paralimpici del 2023, valevoli per l’assegnazione degli slot per le Paralimpiadi 2024.

Peccato che 2 mesi prima di questa gara, in un’altra competizione a Jesolo nel maggio 2023, l’atleta spagnola avesse battuto Valentina di ben 43 centesimi. Cioè quasi mezzo secondo, che nell’atletica è un tempo molto significativo.

Risultati della competizione paralitica Italia Open 2023 a Jesolo, maggio.

Ma c’è di più: nel ranking mondiale dei 200 metri paralimpici, classe T12, l’atleta iberica si trova al di sopra Petrillo, nona posizione lei, decima l’azzurra. 

Ranking mondiale della World Para Atletica nella categoria 200 metri femminile T12

Le convocazioni per le Paralimpiadi

Ma ciò che rende più imbarazzante l’intervento di Aguiar è il funzionamento delle convocazioni per le Paralimpiadi: L’ultima parola su chi partecipa spetta infatti ai comitati Paralimpici nazionali, perchè le atlete vincono formalmente uno “slot”, non una qualificazione diretta.

Quindi il comitato Paralimpico spagnolo poteva comunque convocarla e non si può dire in alcun modo che Petrillo ha “soffiato” la qualificazione a Meloni Berges, nemmeno sportivamente parlando. 

I fatti sono che senza questi 8 centesimi nessuno avrebbe costruito la polemica. Facile lamentarsi delle regole solo quando si perde, per altro contro la stessa avversario che chi si lamenta ha battuto già in passato. Altro che vantaggio strutturale. 

Ricapitolando: 

  1. L’atleta spagnola è al di sopra rispetto a Petrillo nel ranking mondiale 
  2. il comitato Paralimpico spagnolo poteva comunque convocarla. 

Tutto questo discorso però non dovremmo neanche farlo, perché Valentina rispetta le regole del comitato Paralimpico e ha diritto di correre nella categoria femminile.

Il diritto allo Sport e le donne trans

Iniziamo col dire che Valentina è legalmente una donna. Non potrebbe competere nelle gare maschili. Per come è strutturato lo sport in questo momento, resterebbe completamente esclusa. Il Comitato Paralimpico ha scelto di osservare fino in fondo le linee guida CIO sulla non discriminazione delle atlete trans e intersex, a differenza della World Athletics, che dal 2023 esclude le donne trans che hanno intrapreso il percorso di transizione dopo la pubertà maschile. 

Immaginate di rispettare tutti i parametri circa i livelli di testosterone nel sangue, a fatica, assumendo farmaci, con impegno quotidiano e contraccolpi per la salute. Poi queste regole cambiano da un giorno all’altro, retroattivamente e non potete più gareggiare perchè il nuovo criterio apre solo a chi ha avuto l’opportunità di sospendere la pubertà, un trattamento disponibile con molte difficoltà solo da poco più di 10 anni. A Valentina questo è successo con l’atletica normodotata nelle competizioni master, perchè lì si è scelto di sbarrare la strada retroattivamente a chi fino a quel momento aveva rispettato tutti i criteri.

C’è poi chi dice che certe atlete “cambiano genere” per vincere. Vi immaginate voi, da un giorno all’altro, cambiare vita, assumere farmaci, cambiare il vostro corpo e dire a tutti i vostri amici e parenti “da oggi sono donna” solo per vincere una medaglia? c’è poco da aggiungere. 

Prima e dopo. Valentina Petrillo conferma gli studi sulle atlete trans

E poi, nel caso specifico, Valentina ha vinto 12 titoli nazionali nelle rispettive categorie paralimpiche maschili, non aveva certo problemi di vittorie.

Le sue prestazioni, inoltre, guardando le tabelle delle gare ufficiali, sono diminuite dopo l’affermazione di genere di un tempo di quasi 2 secondi, che per l’atletica è un’eternità visto che le vittorie si giocano spesso su pochi centesimi. Si passa dal tempo registrato nel 2018 a Imola, nella precedente carriera maschile di Petrillo, 56,67 nei 400 metri piani, al tempo di ingresso a Parigi 2024, 58,33, sempre nella specialità dei 400 metri. 

Vantaggio strutturale ?

E andiamo infine a rispondere alla domanda “esiste un vantaggio strutturale?” con un’altra domanda: “Il vantaggio strutturale di chi?”

Tanto per cominciare, Valentina è sesta nel ranking mondiale dei 400 metri della sua categoria e decima in quello dei 200.

Ranking mondiale della World Para Atletica nella categoria 400 metri femminile T12

Si potrebbe dire “ma i tempi degli uomini in media sono superiori a quelli delle donne”. Vero. Ma il CIO ha chiaramente ribadito in uno studio pubblicato ad Aprile 2024 sul The British Journal of Medicine che le statistiche uomo-donna nello sport non possono essere usate per prendere decisioni sulle persone trans. Lo stesso studio dimostra che la terapia, dopo 2 anni, genera addirittura uno svantaggio nei confronti delle donne cisgender nel salto con il contromovimento (forza nelle gambe), nella capacità aerobica e respiratoria. Infatti, Valentina arrivò quinta agli europei paralimpici del 2021. 

Un altro studio pubblicato nel 2023 sul The Journal of Clinical Endocrinology ha invece affermato che la terapia ormonale produce un aumento del 30% della massa grassa nelle donne trans, un elemento che va quindi a compensare nell’arco di due anni altri parametri come la massa magra assoluta, l’altezza e il peso nelle performance sportive. 

Di vantaggi più o meno strutturali si potrebbe poi discutere all’infinito. Partiamo dalle braccia e dal busto di Michael Phelps. O dalla struttura fisica degli atleti neri, che tendono a primeggiare nell’atletica leggera, e dalla struttura di quelli bianchi (semplificando molto) che tendono a primeggiare nel nuoto, solo per fare qualche esempio. Un’atleta come la giamaicana Shelly-Ann Fraser-Pryce mette in crisi tutti i luoghi comuni: alta 1 metro e 52, corre in 100 metri in 10,60, a un passo dal record femminile mondiale di 10,49 e distante dalla stragrande maggioranza degli uomini. 

Foto abtg.ng

Il mito della minaccia agli spazi femminili

Ci sono infine tre considerazioni che dovrebbero spegnere ogni discussione. 

  • Le persone trans sono l’1% della popolazione mondiale, una percentuale che si mantiene stabile sia nei millennials sia nella Gen Z (IPSOS Pride 2023).
  • Tutte le donne sono diverse, ma sono accomunate dall’essere bersaglio della discriminazione maschilista e patriarcale. Questo include le donne trans, che hanno diritto a pieno titolo ad essere accolte negli spazi femminili.
  • Le persone trans, attualmente, sono in larghissima parte escluse dallo sport, visto che oltre 1 su 2 se ne  sente esclusa per via del pregiudizio transfobico. (Ricerca Sport for all Gender and Sexualities 2023). Lo conferma il fatto che dalla prima apertura del CIO nel 2015, solo una donna trans ha partecipato alle Olimpiadi, la sollevatrice di pesi Laurel Hubbard a Tokyo, che è stata eliminata al primo turno.

Non esiste quindi l’allarme dell’invasione delle “superdonne”. Tutt’altro. Esistono invece l’odio, la discriminazione e il linciaggio mediatico verso le persone trans, che esce fuori dallo sport e si trasforma in violenza e suicidi ben documentati. Tutto questo per cosa? Per approvare leggi che buttano fuori dalle palestre delle scuole 5 o 6 minori trans come accaduto in alcuni stati USA? Per nutrire la propaganda e creare il solito capro espiatorio? 

Ricordiamoci che, sempre negli Stati Uniti, nel 2020, oltre 180 atlete di alto livello, donne cisgender, hanno firmato un appello per fermare l’attacco alle persone trans nello sport, in particolare minori. 

Insomma, non ci resta che tornare a parlare di sport e a tifare per la nostra Valentina a Parigi! 

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