23 Ottobre 2024

Tempo di lettura: 3min

Lista “Paesi sicuri”? un pericolo per le persone migranti LGBTQIA+

Rosario Coco

Il consiglio dei Ministri approva la lista dei “Paesi sicuri”

Il Consiglio dei ministri italiano ha approvato un decreto-legge che contiene una lista dei paesi di origine cosiddetti “sicuri” per le persone migranti. Questi Paesi sono cioè ritenuti dal Governo così sicuri che le richieste di asilo avanzate dai loro cittadini vengono analizzate attraverso una procedura accelerata, mentre il richiedente asilo si trova in uno stato di detenzione.

->Firma la petizione per proteggere le persone LGBTQIA+ richiedenti asilo. 

Questa lista di 19 paesi è molto simile a quella approvata nella primavera 2024 con un decreto interministeriale. 

I “Paesi sicuri” che criminalizzano l’omosessualità e perseguitano le persone trans

Tra questi, ce ne sono ben 9 che criminalizzano l’omosessualità e le persone trans (Algeria, Ghana, Egitto, Gambia, Marocco, Tunisia, Senegal, Sri Lanka, Bangladesh), mentre altri 7 vietano la rettifica del genere per le persone trans o la riconoscono solo a seguito di sterilizzazione (Albania, Bosnia, Capo Verde, Kosovo, Montenegro, Perù, Serbia, Fonte: Database ILGA World).

Ricordiamo, inoltre, che:

  • 60 Paesi nel mondo criminalizzano i rapporti omosessuali
  • 89 proibiscono la rettifica del genere sui documenti

L’ipocrisia della maggioranza di Governo

Il 17 maggio 2023, la maggioranza parlamentare votò una mozione per contrastare la criminalizzazione dell’omosessualità nel mondo. Ora utilizza procedure accelerate che rischiano di rispedire in Patria chi fugge da una condanna per il proprio orientamento sessuale o identità di genere

Per le persone richiedenti asilo provenienti da un “Paese di origine sicuro” si applicherà una procedura accelerata, per cui:

  • è onere del richiedente provare in tempi brevissimi i “gravi motivi” per ritenere che quel Paese per lui/lei non è sicuro;
  • il rifiuto della domanda può basarsi solo sull’inclusione del Paese nella lista “Paesi sicuri”, senza necessità di motivazioni approfondite o esame della situazione nel Paese di origine, che potrebbe rivelare persecuzioni contro persone LGBTI o altre violenze di genere;
  • i termini ordinari di impugnazione dinanzi alla Autorità giudiziaria passano dagli ordinari 30 giorni a 15 giorni;
  • l’eventuale deposito del ricorso in Tribunale contro il rigetto per manifesta infondatezza non sospende l’efficacia esecutiva del provvedimento impugnato, quindi al primo diniego in Commissione può scattare l’espulsione.

Discriminazione delle persone migranti LGBTQIA+

Si verificherà quindi “una sostanziale e drastica diminuzione delle garanzie giuridiche dei richiedenti asilo, lo scoraggiamento della presentazione delle domande, una riduzione degli esiti positivi delle stesse e il tentativo di scoraggiamento dei connessi ricorsi giurisdizionali”

Inoltre, espellere persone richiedenti asilo che rischiano di essere perseguitate in patria è contro le nostre leggi, in particolare l’art. 19, comma 1 del Testo Unico immigrazione:

“1. In nessun caso può disporsi l’espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale, di identita’ di genere, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali, ovvero possa rischiare di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione”. 

Superare questa lista

Chiediamo che si superi questa lista e si promuova una procedura equa, sicura e rispettosa della dignità di tutte le persone richiedenti asilo in grado di valutare caso per caso le richieste. Non ha caso, lo scorso 4 ottobre la Corte di giustizia europea ha indicato in una sentenza che un Paese terzo, per essere definito sicuro, deve esserlo in ogni sua parte e senza eccezioni. 





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