5 Febbraio 2025
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Fanatismo al potere. La lezione di Trump II
Rosario Coco
Fanatismo al potere
Leggendo gli ordini esecutivi di Trump, come quello che dichiara che esistono solo due sessi in America, sembra quasi di scorrere certi comunicati imbarazzanti che 10 anni fa eravamo abituati a leggere nei volantini di certi gruppi fondamentalisti in Italia animati da poche decine di persone.
Adesso la Presidenza degli Stati Uniti impone l’ideologia biblica maschio-femmina sui documenti, in un decreto delirante che non cita nessuna fonte scientifica. In sostanza bisogna identificare le persone per quello che hanno nelle mutande, della loro autodeterminazione, della loro volontà e identità non importa nulla. Il fanatismo è al potere. Sul solco dell’antintellettualismo, gli USA escono dall’OMS, una mossa senza precedenti che mina la lotta e la ricerca globale contro nuove pandemie.
La censura scientifica e sanitaria
A proposito di ricerca, altra mossa ancora più grave di cui ancora non ci si rende ancora pienamente conto, è la censura imposta dalla nuova Presidenza al CDC (Centers Disease Control and Prevention) l’agenzia federale di sanità pubblica degli Stati Uniti – alla quale è stato imposto alle sue scienziate e ai suoi scienziati di ritirare o rivedere qualsiasi manoscritto in fase di pubblicazione che contenga termini “vietati”, tra cui gender, transgender, LGBT, biologicamente maschio/femmina, assegnato maschio/femmina alla nascita e altri. A questo si associa il taglio dei fondi federali per l’affermazione di genere e il licenziamento delle persone trans dall’esercito.
Altro che libertà di espressione contro le ideologie del “pensiero unico” e del “gender”. Si rischia in sostanza di perdere anni di dati e riferimenti scientifici sulla salute delle persone LGBTQIA+, che vengono utilizzati in tutto il mondo, dalle questioni legate all’HIV, a quelle dei percorsi di affermazione di genere, fino alle ricerche di lungo termine che analizzano i cambiamenti sociali a seguito dell’introduzione di nuove leggi. L’unico paragone azzeccato è il rogo nazista dei libri.
Evidentemente, Trump e i suoi, in particolare un certo Musk, vogliono letteralmente riscrivere la storia e la percezione popolare: non solo hanno tagliato dall’oggi al domani qualsiasi programma di inclusione (Diversity Equality Inclusion – DEI), ma Trump è riuscito anche a dare la colpa a questi programmi, cioè alle persone LGBTQIA+, del recente disastro aereo. Un linciaggio mediatico di cui non si ha memoria nella storia occidentale degli ultimi 30 anni.
Shock globale
E c’è di più. L’abolizione dei fondi USAID (Agenzia umanitaria internazionale) colpisce persone marginalizzate e in stato di povertà in tutto il mondo, oltre alle persone LGBTQIA+, poiché forniva ad esempio il 42% di tutti gli aiuti umanitari monitorati dall’Onu nel 2024.
Allargando lo sguardo, le assurdità continuano a perdita d’occhio: il sostegno alla pena di morte, l’uscita dagli accordi per il clima, gli annunci di occupazione militare di territori (alla faccia del Trump “pacifista”) le irruzioni contro i migranti in scuole e chiese, la deportazione dei cosiddetti “alieni” in catene. Trump si avvicina clamorosamente all’amico Putin e per certi aspetti rischia di superarlo.
La sfilza di ordini esecutivi di Trump meriterebbe una manifestazione al giorno. Siamo all’effettiva persecuzione e cancellazione delle identità LGBTQIA+, in particolare transgender, nonché al sovvertimento di principi democratici elementari.
La strada tracciata dalle destre è chiara, mentre quella del progressismo globale è un mosaico di distinguo.
Mentre digeriamo il colpo, la prima cosa da fare è pretendere parole chiare e fatti immediati dalle forze progressiste. In questo senso, fa scuola la Spagna di Sanchez, Paese che meglio a retto all’ondata sovranista, che tra le sue politiche di punta ha la riduzione dell’orario lavorativo e l’attuazione senza compromessi dell’agenda LGBTQIA+. A dimostrazione che la chiarezza, portata avanti con costanza, vince e non fa perdere voti, come ancora ci raccontano ampie aree del centrosinistra.
In questo momento dobbiamo pretendere che la politica democratica si formi, inizi a lavorare sui propri programmi e sulle future candidature. Ad esempio, non possiamo più trovarci tra qualche anno con un centrosinistra che fa cadere una legge contro l’omotransfobia perché non capisce che ci va scritto “identità di genere” al posto di “transfobia”.
Non possiamo pensare di cancellare il DDL Varchi se la posizione per tutelare la GPA altruistica e solidale non diventa chiara e metabolizzata da tutte le forze democratiche.
Non possiamo pensare di tutelare le persone trans e non binarie se l’autodeterminazione e la scienza non diventano il faro dell’azione politica sull’identità di genere, spiegando a tutta la popolazione che non esiste una donna trans che abbia affermato il proprio genere, subito il patriarcato e lottato contro la transfobia a rischio della vita, per vincere una medaglia alle olimpiadi o sbirciare in uno spogliatoio.
Il movimento LGBTQIA+, nel 2022, ha espresso le proprie rivendicazione di giustizia e uguaglianza ne lastradadeidiritti.it. I partiti e le forze progressiste non possono fermarsi a dire “sono d’accordo”, né tantomeno a scegliere qualche punto come dal menù di un ristorante, ma devono far proprie quelle istanze sul piano programmatico. L’esempio è quello delle donne e di diverse parlamentari cattoliche negli anni ’70 che sostennero la 194. Garantire un diritto non significa cambiare idea.
Abolire il femminicidio? il nuovo negazionismo civile
L’unico lato positivo di queste settimane è che finalmente abbiamo capito (se mai ce ne fosse bisogno) qual è l’obiettivo ultimo del mantra “anti-gender”, del “difendiamo le donne” e del ripristiniamo la “sessualità naturale”. Ce lo ha detto Milei, che dal palco di Davos, oltre rispolverare l’accusa di pedofilia nei confronti delle persone omosessuali, ha proposto di abolire il femminicidio, in nome dell’uguaglianza tra le persone. Perché essere uccise da mariti, fidanzati e amanti, è un privilegio. E si sa, se le persone sono tutte al proprio posto, la donna rigorosamente sotto l’uomo, come insegna la dottrina biblica maschio-femmina appena approvata negli USA, se il genere non vale più nulla, non c’è ragione di considerare le motivazioni di genere di un omicidio.
Insomma, l’obiettivo finale è abbattere le conquiste civili dagli anni 60′ e 70′ in poi, negando conseguenze e bisogni anche di fronte alla realtà. Negazionismo civile. Fino a qualche anno fa, sembrava impensabile il rovesciamento della sentenza Roe vs Wade negli USA sull’aborto. Quale sarà il prossimo passo? Criminalizzare le associazioni LGBTQIA+ come in Russia, scalfire la Convenzione di New York contro il razzismo?
Protesta e costruzione
Il lavoro che abbiamo di fronte non si fa in una campagna elettorale. Bisogna tenerlo bene a mente. Ciò che ha fatto Pro Vita in Italia e i loro analoghi negli USA ha richiesto decenni. Nel 2016, Trump affermava che le persone trans potevano andare nei bagni che volevano. Nel 2009 in Italia, Giorgia Meloni, allora ministra, visitava il congresso di Arcigay. Cosa è successo? Trump e Meloni erano e sono rimasti quello che sono. È cambiato il vento intorno a loro: i movimenti estremisti si sono coalizzati e sono diventati “la destra”, mentre dall’altro lato non si è riuscito a fare altrettanto. A parlare ed agire in modo chiaro.
Adesso bisogna iniziare dalla piazza. In modo nuovo.
La lezione del secondo Trump mostra che, di fronte al progressismo che esita sui diritti civili e temi sociali, la destra spazza via qualsiasi cosa in nome delle nuove tecno-oligarchie globali che cercano di controllare l’opinione pubblica a suon di pregiudizio, ignoranza e identificazione del nemico. Si è aperto un nuovo capitolo, in cui la piazza ha il dovere di lavorare su ciò che unisce temi e generazioni. Come avvenuto in Argentina e in Germania. Non è più fondamentale, è vitale, ritrovare l’unione di intenti tra società civile, progressismo, movimenti femministi e transfemministi, movimenti per i diritti. Una mobilitazione nazionale nei prossimi mesi, prima della stagione dei Pride, è ciò a cui bisogna lavorare da subito.